La Interporto Servizi Cargo SpA condannata dalla Corte di Appello di Napoli al reintegro del lavoratore

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Rappresentante Sindacale illegittimamente licenziato.

Riceviamo e pubblichiamo:

In un momento storico in cui i diritti e le tutele dei lavoratori dipendenti sono stati fortemente messi in discussione dalla riforma Fornero prima e dal Jobs Act poi, dando ampio margine di manovra agli imprenditori sleali che, nascondendosi dietro al pretesto della crisi economica, possono mettere in campo le più svariate riorganizzazioni aziendali, il cui unico scopo può essere quello di sbarazzarsi dei lavoratori scomodi. Infatti, grazie alle recenti modifiche introdotte allo Statuto dei Lavoratori, le aziende hanno la quasi certezza che questi non ne facciano più ritorno e che la società possa essere condannata, nella peggiore delle ipotesi, ad un ammenda pari ad una manciata di mensilità, a cui spesso il lavoratore si accorda pur di non sostenere una lunga ed estenuante battaglia legale, assume un carattere di fondamentale importanza la recentissima sentenza pronunciata dalla Corte di Appello di Napoli, che ha confermato la Sentenza del Tribunale di Nola di reintegro del lavoratore illegittimamente licenziato al proprio posto di lavoro.

 

Il lavoratore ha alle spalle una lunga storia sindacale, avendo ricoperto finanche la carica di Rappresentate Sindacale Aziendale per diversi anni, partecipando attivamente alle mobilitazioni e non tirandosi mai indietro quando c’era da segnalare/rapportare ai vertici della società violazioni contrattuali o prevaricazioni quotidiane sul posto di lavoro.

Ha continuato anche quando, per mancanza di sostegno sindacale, le stesse mobilitazioni sono cessate. La sua coerenza e la sua leale convinzione, anche a fronte della mancanza di unità tra i lavoratori, l’hanno portato a subire prima diversi provvedimenti disciplinari, tra cui una sospensione dal lavoro e dalla retribuzione di 10 giorni unita ad una querela per interruzione di pubblico servizio – successivamente archiviata in quanto priva di profili di rilievo penalistico – ed, infine, il licenziamento.

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La Interporto Servizi Cargo, impresa ferroviaria controllata da Interporto Campano S.p.A. di Nola, presieduta dal cav. Gianni Punzo, e guidata, tra gli altri da Giuseppe Sciarrone e Francesco Pagni, che si pone come innovativa nel panorama ferroviario italiano in quanto da anni pubblicizza l’avvio di un servizio merci su rete AV/AC; di sicuro non può considerarsi esempio di azienda modello in fatto di diritti e di tutele dei propri dipendenti. Infatti, nel gennaio 2015 (sotto la guida dell’allora DG Francesco Cacciapuoti) decide di licenziare, il lavoratore per Giustificato Motivo Oggettivo, in quanto intende “realizzare una ulteriore riduzione dei costi del personale, già in parte conseguita nel corso del 2014, per far fronte al persistente disavanzo di bilancio della Società”.

Inizia quindi la battaglia legale, che vedrà l’epilogo ad ottobre 2018 (almeno per il momento, nel caso in cui la Società dovesse decidere di non ricorrere in Cassazione) con la Sentenza n. 5707/2018 emessa dalla Corte di Appello di Napoli, in cui viene giudicato illegittimo il licenziamento messo in atto dalla Società, in quanto “come ampiamente argomentato, non soltanto sono insussistenti in maniera evidente le ragioni addotte a giustificazione del recesso (crisi aziendale), ma è anche emerso chiaramente che la società aveva la possibilità di ricollocare il lavoratore in altra mansione (per la quale, per altro, aveva tutte le qualifiche)”, mentre ha preferito ricorrere all’utilizzo di collaboratori pensionati delle Ferrovie dello Stato sicuramente meno avvezzi alla rivendicazione dei diritti dei lavoratori. Infatti, la Interporto Servizi Cargo, ha preferito ricorrere all’utilizzo di numerosi Macchinisti già pensionati dalle Ferrovie dello Stato Italiane, ed altri Macchinisti Apprendisti – provenienti da centri di formazione professionale privati, dove hanno acquisito a proprie spese (onerose) le abilitazioni necessarie – beneficiando di contratti di lavoro evidentemente più economici e soprattutto, grazie alle nuove norme del Jobs Act, privi delle tutele e delle garanzie riconosciute ai lavoratori già assunti a tempo indeterminato.

La società, tra l’altro, non è nuova a vicende giudiziarie di questo calibro, infatti è stata già condannata dalla medesima Corte di Appello, in diversa composizione, alla reintegra di un altro lavoratore licenziato per motivi disciplinari, che, successivamente sono stati giudicati infondati.

 

Queste vicende, per quanto complesse ed articolate e per quanto lunghe ed estenuanti, fanno ben sperare per il futuro dei lavoratori, in quanto nonostante il mutato scenario giuridico, condannano le condotte scorrette dei datori di lavoro sleali e ridanno dignità a quei lavoratori che con tenacia e correttezza, tutelano la libertà sindacale e consentono una adeguata rappresentanza dei lavoratori.

-Si allega la richiamata Sentenza della Corte di Appello di Napoli.

Con preghiera di pubblicazione e diffusione, Antimo Bucciero

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