La proposta del Governo italiano esclude la possibilità, suggerita dall’Europa e caldeggiata da Assonime, di aprire il mercato dell’assurance alle Società di Test, Ispezione, Certificazione
Questa, in grande sintesi, l’indicazione che scaturisce dalla bozza di decreto per il recepimento in Italia della Direttiva Ue sulla Corporate Sustainability Reporting (c.d. CSRD), ovvero la rendicontazione societaria sulla sostenibilità, obbligatoria dall’esercizio 2024 per alcune delle società quotate in Borsa e progressivamente per altre categorie di aziende
Nonostante la possibile apertura di mercato prevista dalla direttiva, facoltà di cui si sono già avvalsi altri Paesi, la proposta di legge di recepimento nazionale assegna solo alle società di revisione il compito di asseverare la rendicontazione di sostenibilità, escludendo le società TIC (Testing, Ispezione, Certificazione) che della sostenibilità all’interno delle aziende sono i naturali verificatori.
“Assotic – sottolinea Diego D’Amato, Presidente di Bureau Veritas Italia – ha presentato la sua posizione ufficiale sottolineando , come appare logico a tutti, questa distonia che obbliga le società quotate a sottoporre solo ai revisori dei conti le valutazioni di conformità quando le informazioni di sostenibilità si riferiscono a questioni come, ad esempio, il cambiamento climatico, le pari opportunità, la lotta alla corruzione; tutti temi in cui il settore TIC – e in particolare gli Organismi di Certificazione, Verifica e Validazione - vanta da sempre una forte competenza tecnica, anche grazie alle norme nazionali e internazionali in materia”.
“A conferma di ciò – conclude D’Amato – fa premio anche la presa di posizione dell’Associazione delle società quotate in Borsa - Assonime – che già nel suo position paper di fine 2023 e nel rispondere alla consultazione pubblica questo mese, ha sottolineato l’esigenza di aprire il mercato dell’attestazione della conformità agli Organismi di Certificazione, il cui valore aggiunto in termini di professionalità e competenze non può essere messo in discussione”.
Di qui la richiesta urgente di revisione della norma che, restringendo ad alcuni soggetti la possibilità di offrire servizi di asseverazione, con prevedibili conseguenze sulla disponibilità di detti servizi e sui costi, esclude dal mercato i professionisti riconosciuti della sostenibilità, da anni chiamati a valutare i processi delle aziende alla luce delle best practice internazionali (norme ISO) sugli stessi temi oggetto della CSRD.