Porto Empedocle:migranti, l’UNHCR stima che dal 1° gennaio ad oggi sono 170 le persone morte in mare

migranti libia

Porto Empedocle, 14 maggio 2014 – L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) esprime profondo dolore per il crescente numero di decessi nel mar Mediterraneo, dovuti dovuto all’aumento dei richiedenti asilo e rifugiati che si mettono in viaggio su imbarcazioni insicure, spesso gestite da trafficanti senza scrupoli.
Nella giornata di ieri 17 persone sono annegate dopo che il un barcone su cui viaggiavano è affondato in acque internazionali, a circa 160 km a sud di Lampedusa e a 50 km a nord-ovest di Tripoli, in Libia. Tra i morti dodici donne, tre bambini e due uomini. Due navi mercantili battenti bandiera francese e di e Vanuatu hanno tratto in salvo 226 persone che sono state in seguito sottoposte a controlli medici dal personale sanitario della Marina italiana. 158 persone sono state soccorse dalla nave francese Bourbon Arcadia e 68 dalla Kehoe Tide di Vanuatu.
La tragedia di ieri è solo l’ultima di una serie di naufragi avvenuti al largo delle coste libiche negli ultimi quindici giorni, in cui si ritiene siano decedute 121 persone in tre diversi incidenti. La guardia costiera libica ha salvato 134 superstiti. I sopravvissuti ricevono assistenza medica dall’UNHCR che opera in collaborazione con l’International Medical Corps (IMC) e la Guardia Costiera libica e fornisce anche vestiti, materassi e altri generi di soccorso.
Di questi tre naufragi, uno ha avuto luogo al largo della Libia intorno al 6 maggio, quando un’imbarcazione che trasportava 130 persone si è capovolta dopo appena 30 minuti di viaggio, a poche miglia dalla costa. Alcuni dei 53 passeggeri superstiti hanno informato l’UNHCR che i trafficanti costretti a salire sul barcone e a salpare nonostante la parte centrale dello scafo fosse danneggiata. Si stima che siano 77 le persone annegate in questo incidente, tra cui quattro donne. Tra ieri, 12 maggio, e oggi, la guardia costiera ha recuperato 44 cadaveri che si ritiene siano deceduti in questo stesso naufragio, la maggior parte dei quali erano stati sospinti sulle spiagge. I passeggeri provenivano da Sudan, Ghana, Mali, Burkina Faso, Nigeria e Senegal.
La settimana precedente, in data 2 maggio, la guardia costiera libica aveva soccorso altri 80 cittadini eritrei, somali ed etiopi stipati su una vera e propria carretta su cui si è aperta una falla a circa 5 chilometri dalla costa. Nell’incidente sono annegate quattro persone.
Due giorni prima, il 30 aprile, la guardia costiera libica aveva trovato il relitto di un’altra imbarcazione al largo delle coste di Tripoli. L’unico sopravvissuto, in condizioni critiche, è stato trasportato in un ospedale governativo; gli altri 40, tutti provenienti dalla Somalia, sono annegati.
Vittime e superstiti sono persone in fuga da violenze o persecuzioni nei loro paesi d’origine e i rischi corsi durante queste pericolose traversate in mare indicano quanto circoscritti siano gli spazi di sicurezza in Libia in altri contesti. L’UNHCR ha lanciato una campagna di informazione in collaborazione con la guardia costiera libica, le ONG, i partner dell’ONU e i richiedenti asilo per informare le persone sui rischi reali connessi ai viaggi per mare.
L’UNHCR plaude alle operazioni di soccorso condotte dlle autorità italiane e libiche e alla collaborazione delle imbarcazioni private, senza il cui aiuto il numero dei morti sarebbe stato indubbiamente maggiore; tuttavia chiede che le operazioni di ricerca e di soccorso siano ulteriormente rafforzate, soprattutto nelle acque che riportano un elevato numero di incidenti. L’Agenzia ONU per i rifugiati inoltre i governi di tutto il mondo a fornire alternative legali ai pericolosi viaggi per mare, quali ad esempio il reinsediamento, l’ammissione per ragioni umanitarie e l’accesso agevolato al ricongiungimento familiare, garantendo alle persone disperate e bisognose di un rifugio la possibilità di cercare e trovare protezione e asilo. I governi sono inoltre invitati a non adottare misure punitive o deterrenti come il carcere nei confronti di chi è in cerca di sicurezza.
L’UNHCR stima che, dal gennaio 2014 ad oggi, oltre 170 le persone morte in mare nel tentativo di raggiungere l’Europa, a largo Grecia, Libia, Italia e in acque internazionali.

PUBLISHING & SERVICES s.r.l.s. - P.IVA 09085371210 - Tutti i diritti sono riservati ®