
A proposito dello sciopero odierno dei lavoratori portuali il responsabile nazionale trasporti di F.I. Mino Giachino e il capogruppo in Commissione Trasporti della Camera, on. Sandro Biasotti dichiarano quanto segue.
Roma, 6 marzo 2015 – Il Paese esce da tre anni di decrescita conseguenze delle manovre di Monti che non han risolto i problemi strutturali del Paese ma ci han fatto perdere centinaia di migliaia di posti di lavoro, decine di migliaia di aziende oltre a 5punti di PIL (75 mila miliardi di Euro). A tutto ciò si aggiunga che aver triplicato le tasse sulla casa ha ucciso l’edilizia mentre l’auto, l’altro settore che ha trainato lo sviluppo del nostro Paese nel dopoguerra, ha ridotto di 3/4 la sua produzione (da 1.600.000 di auto l’anno ai 400.000 del 2014).
Le previsioni OCSE ci danno quest’anno una crescita dello 0,4 e tutto ciò nonostante il deprezzamento dell’euro, il calo del costo del petrolio e del denaro. Secondo il Prof. Doveri se il PIL cresce di 1 punto, l’occupazione aumenta di mezzo punto.
Per recuperare i 4 punti di occupazione persa da quando il Sen. Napolitano impose il Governo Monti ci vorranno 8 anni. E nel frattempo?
Il Paese ha un bisogno disperato di crescere.
La Grecia con una coraggiosa decisione sul suo porto ha consentito il raddoppio dei containers in arrivo con le conseguenti ricadute sulle entrate fiscali e sulla occupazione nella logistica e nei trasporti.
Qui con oltre 20 porti, molto più vicini al mercato europeo della Grecia, malgrado alcune performance positive in alcuni porti, da anni siamo fermi a 5-6 milioni di containers (il doppio della Grecia, la metà di quelli che riceve da solo il porto di Rotterdam).
Il Governo doveva presentare entro il 12.2 il Piano dei Porti e della logistica.
Ha nominato un gruppo di lavoro non rappresentativo del settore (tagliando fuori sindacati, trasportatori e operatori logistici) ha lavorato a un documento ridicolmente secretato che comunque a detta di chi l’ha potuto leggere non appare molto coraggioso e oggi è nelle mani del Ministro Lupi.
Mentre la discussione pare paralizzata dalle divisioni tra PD e Ministro sull’assetto da dare alle Autorità portuali, noi, nel giorno dello sciopero dei lavoratori portuali, chiediamo al Ministro di essere molto più coraggioso e di puntare soprattutto alla crescita che è la priorità per il Paese.
La crescita e gli investimenti da fare nei porti sono l’obiettivo cui si deve rispondere.
Da questo punto di vista, nel Piano dei porti, è sicuramente prioritaria la nuova diga al porto di Genova, il porto che dovrà avere una crescita sostenuta se il nostro Paese vuole avere un altro peso nei traffici mondiali.
La governance e la riforma dei porti sono importanti ma sono materia precipua del Parlamento e debbono essere discusse democraticamente.