
Al Sidra, 9 marzo 2014 – Ancora grave tensione in Libia, nel porto petrolifero di Al Sidra, situato nella regione della Cirenaica, controllata dai ribelli armati che rivendicano la restaurazione dell’autonomia della regione, precedentemente istituita dall’indipendenza del paese nel 1951 fino al regime di Gheddafi, e un più equa ripartizione dei proventi petroliferi.
Dopo un primo tentativo fallito giovedì scorso, la nave tanker Morning Glory di bandiera nordcoreana (fino a poche settimane fa di bandiera liberiana) da poco di proprietà di una compagnia saudita, come diffuso da Ruteurs, con capacità di carico di circa 35.000 tonnellate (circa 250.000 barili), ha ormeggiato nel porto per caricare greggio dai ribelli.
Il governo centrale libico ha lanciato nelle scorse ore un ultimatum con minaccia di bombardamento, via aerea o navale, e l’arresto dell’equipaggio, se la nave non mollerà gli ormeggi per riprendere il largo vuota, ma da fonti governative, sembrerebbe che uomini armati a bordo stiano impedendo all’equipaggio di ripartire.
La crisi petrolifera è iniziata a luglio 2013 quando le guardie dei terminal di caricazione fermarono gli impianti accusando le autorità di corruzione e chiedendo maggiore equità nella suddivisione dei profitti petroliferi. Ma la tensione è diventata bollente da quando il capo dei ribelli Ibrahim Jathran, con qualche centinaia di uomini in agosto scorso, ha preso il controllo dei maggiori porti di caricazione e dei campi estrattivi petroliferi cirenaici, rivendicandone anche il diritto politico di esportazione autonoma. Una richiesta, a detta di osservatori internazionali, irricevibile per il governo nazionale post Gheddafi, che teme fortemente il pericolo di secessione e minaccia reazioni estremamente forti. Già lunedì scorso un’altra tanker di bandiera maltese, nel tentativo di caricare dai ribelli, aveva ricevuto spari di avvertimento dalla Marina libica, come denunciato dai proprietari, in acque internazionali. La minaccia del ministero della difesa libico di bombardare chiunque cerchi di ottenere greggio al di fuori della società di stato NOC (National Oil Corporation), dunque, è reale.
L’escalation della tensione interna del Paese, da luglio ad oggi ha fatto precipitare la produzione petrolifera dai 1,5 milioni barili al giorno (bpd) a circa 250.000 bpd, con una perdita erariale stimata recentemente dal Ministro dell’economia di oltre 9 miliardi di dollari, con grave danno anche delle compagnie estrattive le cui cisterne hanno raggiunto il massimo della capacità di stoccaggio.
Da fonti BBC, attraverso contatti indiretti, tra le richieste mosse dal capo delle milizie armate cirenaiche Jathran al Primo Ministro della Libia, Ali Zeidan, vi è l’istituzione di una commissione indipendente delle tre regioni libiche (Cirenaica, Fezzan e Tripolitania) per la supervisione della vendite petrolifere e la ripartizione delle quote incassate. Intanto, i suoi uomini armati si mostrano nelle tv locali controllate da loro stessi in una cerimonia celebrativa al terminal di Al Sidra per primo carico di greggio in autonomia.
Giovanna Visco