Porti, Uiltrasporti: no a strumentalizzazioni per cambiare la natura giuridica delle Authority

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Roma, 10 gennaio 2019 -  “Governo e Mit diano una risposta ferma e decisa alla Commissione europea”. E’ quanto affermano il Segretario generale Claudio Tarlazzi ed il Segretario nazionale Marco Odone, riferendosi alla questione della richiesta europea di pagamento IVA alle AdSP italiane, “evitando di strumentalizzarla come escamotage per cambiare la natura giuridica delle Autorità portuali in Spa pubbliche. Una tale soluzione – spiegano i segretari della Uiltrasporti – causerebbe un danno al nostro sistema portuale di gran lunga superiore all’ammontare contestatoci dalla Commissione europea.

“Non possiamo permetterci di penalizzare i nostri porti nel momento storico attuale, che ha bisogno invece di stimoli di crescita dell’economia del nostro Paese, per contrastare le stime del PIL al ribasso. Le infrastrutture, specialmente quelle portuali, debbono essere messe al servizio del rilancio economico, e in particolare i porti a quello del nostro export. Alle imprese manifatturiere servono pari condizioni, che non sarebbero garantite in alcun modo da Spa, seppure pubbliche, cioè da soggetti economici con la finalità di profitto piuttosto che di regolazione.

“Gli effetti di una privatizzazione dei porti sarebbero perciò rovinosi – proseguono – alimentando una concorrenza spietata tra scali italiani e, ancor peggio, favorendo una competizione selvaggia tra gli operatori di un medesimo porto, con conseguenze negative dirette sul mondo del lavoro.
“In uno scenario mondiale in cui le compagnie di shipping hanno perfezionato strumenti con i quali cercano di controllare interi segmenti della filiera logistica terrestre delle merci  – aggiungono Tarlazzi e Odone -   quel che occorre ai traffici molto contendibili dei nostri porti è uno sviluppo di sistema della intera portualità italiana, realizzabile solo con autorità di controllo  pubbliche caratterizzate da terzietà e coordinate a livello centrale nazionale.

“In questa fase politica assai convulsa – concludono – sarebbe forse più opportuno concentrarsi sui veri problemi della portualità nazionale ed internazionale, dando ampio appoggio all’azione sindacale europea contro il regime di esenzione per le compagnie armatoriali, che scadrà nel 2020”.

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