Federagenti: Duci propone il Nobel per la pace per i 13.000 uomini del Corpo delle Capitanerie

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 In riconoscimento mondiale del sacrificio e della professionalità nel soccorso ai migranti. L’assemblea di Ravenna rilancia il ruolo degli agenti marittimi e dei porti italiani.

Ravenna, 26 maggio 2017 – Nobel per la pace per il Corpo Nazionale delle Capitanerie di Porto. La proposta è stata lanciata oggi dal presidente di Federagenti, Gian Enzo Duci che l’ha consegnata al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio affinché si faccia carico di presentarla al Comitato norvegese di selezione delle candidature al Nobel.

Secondo Federagenti, che ha celebrato oggi a Ravenna la sua assemblea nazionale, il ruolo e l’attività degli uomini e delle donne della Guardia costiera italiana, nell’opera quotidiana di salvataggio e di soccorso ai migranti in Mediterraneo, rappresentano motivo di orgoglio non solo per l’Italia, ma per il mondo intero. Nel momento in cui si parla di riaffidare al Corpo Nazionale delle Capitanerie di Porto, l’intero coordinamento delle operazioni di salvataggio in Mediterraneo (i loro mezzi sono costretti a pattugliare e intervenire in un’area di 1,2 milioni di chilometri quadrati), e tutti i paesi europei riconoscono ai 13.000 uomini della Guardia costiera specialmente uno spirito di sacrificio e professionalità unici, per Federagenti la candidatura al Nobel 2018 dovrebbe essere quasi un atto dovuto.

Se su questa proposta ora la responsabilità passa al governo, l’assemblea di Ravenna di Federagenti, la 68esima della categoria e la 40esima dall’entrata in vigore della legge professionali (che oggi – ha sottolineato Duci – necessità di una rivisitazione), ha indicato alcune priorità precise in un mercato che è caratterizzato da profondi cambiamenti e che nel Mediterraneo impone scelte rapide ed efficaci per sfruttare le opportunità schiuse dalla strategia, o meglio, dall’offerta – come ha sottolineato il presidente di Federagenti – di “una cooperazione internazionale” su quella che comunemente viene denominata la via della seta, nella sua versione più recente la “Belt and road initiative”.

Gian Enzo Duci ha quindi fornito alcune indicazioni precise:

Nel mercato container, i porti italiani di destinazione finale hanno avuto performance in questi anni superiori al pil del paese, mentre per quelli di transhipment si pone probabilmente il problema di selezionarne uno solo e sperare concretamente sulla ripresa del mercato e della velocità di esercizio delle navi.

Nel mercato delle navi che trasportano carichi liquidi Federagenti ha auspicato la definizione di una strategia che risponda alle trasformazioni di un mercato che ha visto in questi anni lo spostamento delle attività di raffinazione direttamente nei paesi produttori.

Per quanto riguarda la riforma portuale, Duci ha evidenziato i rischi connessi con quella che ha definito “la stampella Delrio”: nel sottolineare lo sforzo e l’attenzione del ministro e del suo staff alle tematiche del settore marittimo e portuale, il presidente Duci ha paventato i pericoli connessi con un futuro cambio di governo focalizzando l’attenzione sulla necessità urgente di potenziare la struttura del ministero con la creazione di una Direzione porti e logistica.

In conclusione, il presidente di Federagenti ha sottolineato come la categoria degli agenti e raccomandatari marittimi sia tutt’altro che una razza in estinzione. È vero il contrario: non appena nei porti la legge di riforma del ‘94 ha cambiato le regole del gioco, alcuni fra i maggiori agenti marittimi sono stati i primi a trasformarsi in terminalisti. Nel settore della grande nautica, le più moderne marine per grandi yacht sono nate su iniziativa di agenti e anche la multinazionale del management delle navi è figlia di un’agenzia marittima di Genova.

Prove tutte di una capacità camaleontica degli agenti marittimi di trasformarsi, adattarsi ai tempi e al mercato e di svolgere un ruolo strategico anche per la sicurezza economica del sistema paese.

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